la libraia
Sono Chiara, amo leggere e viaggiare, mi piace passeggiare all’aria aperta e danzare, sorseggiare tè e tisane, creare oggetti e storie, adoro scrivere e cucinare. Sono appassionata di arte contemporanea, amo cercare (e trovare!) la bellezza nelle cose piccole e nascoste. Sono mamma di un cucciolo di cinque anni, che possiede l’animo sensibile di un delfino e la tenacia di un esploratore. Da sempre lavoro con i gruppi, e soprattutto con i bambini, collaborando, come formatrice o consulente, con la scuola ed altri enti di educazione e formazione. A 43 anni ho deciso di realizzare un sogno: creare un luogo nuovo, che in città non esistesse ancora, un punto di incontro, scambio, ascolto, lettura, gioco, un luogo del quale per prima, come madre, sentivo la mancanza. La passione per la lettura dei libri per l’infanzia e per le illustrazioni, mi ha dato la spinta a mettermi in gioco con PUPILLA … Con uno zaino zeppo di idee, sogni, responsabilità, curiosità, sono pronta, decisamente pronta, a iniziare questo viaggio …
Curriculum di Chiara
Si laurea con lode in Conservazione dei Beni Culturali presso l’Università degli Studi di Lecce, con una Tesi dal titolo “Relazioni fra arte e danza nel ‘900”. Ottiene il Diploma in Conduzione Danze d’Arte e di Cura (formazione biennale) presso Chorea, Centro Studi Danza Moderna Creativa (Bologna). Studia per un Biennio il Master in Counseling espressivo e Artiterapie presso l’ASPIC di Roma (specializzazione in dance-councelling e danzamovimentoterapia). Acquisisce il Master Unicef in Educazione allo Sviluppo, durante la carriera universitaria. Da sempre, la sua formazione in storia dell’Arte ed in metodologie didattiche alternative, si intreccia con la passione per il teatro, la danza, la poesia. Avendo, da bambina, acquisito una preparazione coreutica classica, dal 1995 inizia a mettersi in gioco partecipando a seminari e laboratori di danza etnica e tradizionale, danza-terapia, teatro-danza classico indiano e danza butoh con maestri del calibro di Maria Fux, Nicoletta Sacco, Fernando Battista, Vincenzo Bellia, Elena Cerruti, Giorgio di Lecce, Susanna Reyes, Masaki Iwana, Sayoko Onishi, Regi Duarte, Giovanna Donnagemma, Luisa Spagna.
Ha collaborato per tre anni come esperto in un progetto di Formazione Teatrale per le Scuole con la Fondazione del Nuovo Teatro Verdi di Brindisi e la Compagnia del Sole (Bari), selezionata dal prof. Giorgio Testa (Ente Teatrale Italiano). Ha realizzato spettacoli e performance teatrali con gruppi di ragazzi in terapia psichiatrica, ragazzi down, bambini in difficolta’. Ha lavorato per tre anni come danza-terapista presso un Centro Anziani in terapia psichiatrica ed un Centro Polivalente per ragazzi con handicap. Ha collaborato a progetti con l’Associazione Italiana Persone Down – Brindisi, con Save the Children –per il Punto Luce di Brindisi, con il Niat (Centro Neuropsichiatria Infanzia e Adolescenza) – Brindisi, con il CSM (Centro Salute Mentale) Brindisi. Ha insegnato e insegna presso Enti di Formazione quali: Ecipa, Brindisi; Ente Scuola Edile, Brindisi; AeD, Brindisi in corsi per operatori culturali e sociali. E’ stata docente di danze tradizionali presso Chorea – Bologna, La vita è Belga –Bruxelles, Università della terza età – Brindisi- Circolo Ufficiali, Brindisi. Realizza da oltre dieci anni progetti PON e DISCO di danza, arte e teatro presso asili nido, scuole materne, elementari, medie. Conduce cerchi di danza e arte, workshop e laboratori, per donne e bambini di tutte le età. È stata Direttrice Artistica e docente dell’associazione culturale Officina Creattiva di Brindisi, per la libera espressione delle arti e della danza. Ha lavorato per due anni per la Coop. Working Morphe’ Bologna, come operatore museale e receptionist presso MaMbo (Museo di Arte Contemporanea), Museo Civico Archeologico, Museo della Musica a Bologna. Ha condotto, negli anni dell’università, ricerche e interviste sui temi dell’arte e della danza come terapia e del “tarantismo” in terra di Puglia.
il logo pupilla
Un pomeriggio piovoso di Ottobre, ero “affondata” sotto al piumino a scrivere e pensare, Federico, il mio bimbo cinquenne, in cameretta a disegnare.
A un certo punto lui arriva, “luccicante” come sempre, e mi
porge un foglio.
Lo guardo e lui pronuncia queste precise parole “ti regalo i miei occhi, mamma…”.
Un’ emozione forte per me, sul foglio uno scarabocchio bellissimo, due occhietti stupiti e simpatici che mi guardano. Ho scelto, anzi, lui ha scelto … sarà questo il logo della libreria … cerco un nesso, una parola che metta in relazione il disegno di Federico con i miei pensieri …occhi, bambini, gioco, piccolo, relazione, ho trovato! … Pupilla!!!
Mostro immediatamente il disegno e l’idea nella chat dei fratelli, Gabriele, l’esperto di international marketing, si mostra, per la prima volta (e finalmente!) positivo. Andrea, l’artista di casa, ha un’ idea fantastica “ io ci vedo un libro aperto sopra a quegli occhi, al posto delle sopracciglia” … piace anche a Luca, mio marito, siamo una squadra fortissima, penso…
Ma manca ancora un contributo importante, quello del mio amico fraterno Mimmo, che mi aiuta nella scelta di font e colori.
E’ fatta, dopo mille tentativi, e con tanto amore, è nato anche il logo.
Sono felice …
benvenuta Pupilla.
Pupilla aderisce alla rete Cleio delle Librerie Indipendenti.
il nome pupilla
L’etimologia della parola pupilla, può essere ricondotta alla forma diminutiva del termine pupa che in latino indica la bambola.
Pupilla significa, dunque, bambolina, la stessa che vediamo riflessa negli occhi di chi abbiamo di fronte e ci osserva. Si tratta del primo ed originario modo di conoscersi e ri-conoscersi, quando non esistevano né specchi né quantomeno “selfie”, ma si poteva avere un’ idea “sincera” del proprio aspetto soltanto attraverso lo sguardo dell’altro.
Non a caso, questo particolare e tenero legame semantico, è anche reperibile nel greco antico, infatti κόρη (kore) viene usato sia per indicare una fanciulla che per indicare la pupilla, a conferma di una profonda e arcaica unione fra questi due concetti.
Inoltre, gli occhi sono l’unica parte del corpo che non cresce da adulti, quasi a ricordarci di non perdere mai quell’incanto fanciullesco, nè la meraviglia dello sguardo, che ogni bimbo riceve in dote, alla sua nascita.